Mutuo: cosa succede quando si divorzia?
Una circostanza che tocca 600.000 famiglie in Italia e che ha conseguenze pesanti per chi si trova fuori casa. L’avvocato illustra le potenziali soluzioni per correre ai ripari, che ci siano figli minorenni o meno.
Mutuo e divorzio. Una questione che può rivelarsi spinosa dopo la fine di un amore, soprattutto se a essere coinvolti sono anche figli minorenni. Oltre al dolore per il matrimonio appena concluso, ci si trova a dover fronteggiare tutta una serie di problemi di natura economica e finanziaria. In primis quelli legati al mutuo eventualmente acceso per acquistare casa, considerato che quest’ultimo è un contratto che non ha nulla a che fare con il rapporto matrimoniale e quindi con la separazione o il divorzio. La fine della relazione non ha infatti alcun effetto sul prestito che deve continuare a essere pagato dagli intestatari.
Un problema sempre più sentito, tanto che, secondo una recente indagine di Demoskopea che ha analizzato un campione dei circa 2,7 milioni di separati e divorziati italiani, ben 610.000 intervistati non vivono più nella casa coniugale, ma continuano comunque a pagare il mutuo su questa proprietà. Un fenomeno che riguarda soprattutto gli uomini, ma senza risparmiare anche il gentil sesso: tra i primi, il 20% continua infatti a pagare il mutuo a fronte del 18% delle donne. Con conseguenti disagi economici e condizioni di vita che peggiorano, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla separazione. In queste condizioni diventa infatti difficile sostenere anche le spese per un eventuale affitto e la strada per ottenere un altro finanziamento per procedere con un nuovo acquisto può farsi tutta in salita. Ma a chi spetta pagare il mutuo quando la coppia scoppia? Vediamo le diverse possibilità che possono verificarsi.
SE SONO PRESENTI MINORI
“La situazione è più difficile se a essere coinvolti sono anche figli minorenni”, spiega Roberto Campagnolo, avvocato specializzato in diritto di famiglia e professore a contratto di diritto privato presso l’università Bocconi. “Normalmente il giudice assegna la casa coniugale alla persona presso la quale vengono collocati i figli, quasi sempre la donna. Per cui ponendo il caso in cui il marito sia l’unico proprietario dell’immobile, quest’ultimo dovrà continuare a pagare le rate pur non potendo più abitare di fatto nell’abitazione”, spiega l’avvocato.
Stesso discorso se l’immobile è intestato a entrambi i coniugi. “Anche se il marito non abita più nella casa dovrà continuare a pagare la propria parte di rata del mutuo”, specifica l’esperto. In entrambi i casi il giudice può comunque stabilire in favore di chi paga il mutuo e non abita più nella casa coniugale, una riduzione dell’assegno di mantenimento dovuto all’ex, considerate le spese che dovranno essere sostenute per l’eventuale affitto o acquisto di una nuova abitazione.
SE NON CI SONO FIGLI
Più semplice da gestire, invece, la situazione nel caso in cui la coppia non abbia alcuna prole. “Se non ci sono figli il discorso dell’assegnazione cade e se la casa è in comproprietà occorre trovare un accordo tra gli ex coniugi”, specifica l’avvocato.
Le potenziali soluzioni sono diverse. Si può decidere, ad esempio, di lasciare cointestato il mutuo. In questo caso gli ex coniugi devono continuare a pagare entrambi la propria parte di rata alla banca che, in caso di mancato esborso da parte di uno dei due, può pignorare i loro beni. Un’altra strada percorribile è relativa all’uscita di uno dei due coniugi dal contratto di mutuo. Sempre però che la banca acconsenta. In caso positivo occorrerà rinegoziare le condizioni del finanziamento e il coniuge uscente potrà chiedere che gli venga rimborsata la metà delle rate già corrisposte. Da sottolineare che il rimborso delle rate può avvenire anche tramite la cessione di un altro bene in proprietà (auto, casa al mare e così via) oppure attraverso una riduzione dell’assegno di mantenimento da versare. La terza via riguarda infine l’estinzione del mutuo: i coniugi possono cioè decidere di vendere l’immobile, chiudere il finanziamento e dividere il guadagno della vendita in proporzione alle rispettive quote di proprietà.